Pier Vittorio Tondelli

Pier Vittorio Tondelli

Centro di documentazione

Biografia

1955

Pier Vittorio Tondelli nasce a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, il 14 settembre 1955.
Vive la sua infanzia con i genitori Brenno e Marta e il fratello Giulio, in un ambiente che lui stesso definisce di «gente ordinaria, gente comune, gente che batte le strade provinciali e comunali, gente lontana dalla cronaca e dal pettegolezzo». I ricordi del Tondelli bambino rivanno ai colombi del nonno Dembrao e del padre Brenno Mio nonno Dembrao ha sempre voluto che ci tenessi dietro anch’io ai suoi colombi viaggiatori e per questo, finita la scuola, prendevo la bicicletta e andavo a trovarlo, appena fuori la città, nella casa in cui viveva…»), alla nonna che lo porta in braccio davanti alla cappelletta con l’altare della Madonna e i vasi di fiori, ma anche ai giochi con archi e frecce, «quelli che si costruivano in bambù con la nostra ghenga di amici appena adolescenti nei campetti e nelle pratine, con frecce insidiose e intenti bellicosi: si cacciavano le rane lungo i fossi e i canali, per farne trofei e addobbi da sistemare nelle capanne di frasche, alla cui ombra parcheggiavamo le biciclette».


1967

Dodicenne inizia a frequentare la biblioteca comunale, con la quale mantiene negli anni una consuetudine di rapporti. Così ricorda la biblioteca in cui per la prima volta era entrato da ragazzo:

«La vecchia biblioteca si trovava nell’ala di un palazzo cinquecentesco ora allestita come Museo Civico. Un soffitto a cassettoni decorato e dipinto, e pareti immense di vecchi libri su cui probabilmente aleggiava ancora lo spirito di chi in quelle stanze abitò, la poetessa Veronica Gambara, il Nicolò Postumo autore di Fabula de Cefalo, il custode perennemente con il toscano biascicato in bocca e terribile nei confronti di noi bambini visti sempre come guastafeste o rompiballe».

Legge soprattutto romanzi d’avventura e i primi due che prende in prestito sono Le tigri di Monpracem di Salgari e La primula rossa della baronessa Orczy.
Tra le sue letture “infantili” cita «un Viaggio al centro della Terra in legatura plastificata “di lusso”, pubblicato nell’aprile del 1963 dall’editrice Boschi di Milano, un Boris Gudunòv delle Edizioni Paoline, un I ragazzi della via Paal del 1954 delle edizioni Malipiero di Bologna. Nella collana “Mughetto” dell’editore Carroccio un’Isola del Tesoro. Per la serie “Sui sentieri del West”, curata da Tullio Kezich e Roberto Leydi ecco I tre cavalieri di Alamo. Per le edizioni Principato un altro Giulio Verne, Nord contro Sud. Il formato di questi libri è più o meno quello di un news magazine. I caratteri tipografici sono in corpo assai leggibile, le copertine colorate e di tanto in tanto illustrazioni, semplici schizzi in bianco e nero oppure tavole fuori testo».


1969-1974

Frequenta il Liceo Classico “Rinaldo Corso” di Correggio e partecipa alla vita delle comunità giovanili dell’associazionismo cattolico. Scrive i primi testi per i giornalini ciclostilati, editi in ambito oratoriano. Ricorda spesso le estati in montagna, con la colonna sonora di Lucio Battisti e Fiori rosa, fiori di pesco «cantata a squarciagola sul pullman dei campeggi estivi» o i cori intorno ai falò «con dieci chitarre per volta a dirigere giovani ugole innamorate e malinconiche, prima della rivoluzione».
Tutti lo chiamano Vicky e così firma i suoi primi scritti e anche la riduzione teatrale per uno spettacolo, rappresentato a Correggio, dal Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupery. Così spiega le ragioni della scelta: «Questo libro non è una sorta di favola estraniata dagli altri scritti e dalla filosofia del “poeta-aviatore”, ne è forse invece la sintesi. Il vagheggiamento dell’infanzia, della fantasia, quell’umanitarismo lirico che predomina in Terra degli uomini e dal quale si sono stralciati i monologhi del Pilota, l’ironia verso qualsiasi grandezza e smania di potere, il poetico discorso sulla responsabilità e sull’amore che si concreta nell’episodio struggente dell’addomesticamento della volpe, l’esortazione a una vita spirituale, alla meditazione (“l’essenziale è invisibile agli occhi” ripete il Piccolo Principe seguendo la sua volpe), tutti questi motivi sono presenti e avvolgono la favola con una evidenza maggiore di qualsiasi altra forma letteraria. Queste quindi le motivazioni più razionali della nostra scelta che emergono direttamente dal testo e che si è cercato di comunicare nello spettacolo».


1975-1978

Cambia la colonna sonora e mutano anche i riferimenti generazionali: «Battisti lo si abbandonò poi, verso il 1977, non perché le sue canzoni non piacessero, ma forse perché si era cresciuti e già era il tempo di Francesco Guccini, di Francesco De Gregori, di Antonello Venditti, degli Inti Illimani e bene o male, si era passati attraverso l’ineguagliabile esperienza radiofonica di Per voi giovani».
Tondelli si iscrive al Dams di BolognaSi sarebbe sentito in contatto con tutti i suoi coetanei, li avrebbe cercati iscrivendosi all’Università di Bologna, li avrebbe trovati solo per rendersi conto che la propria vita si sarebbe giocata in solitudine e avrebbe potuto unirsi agli altri unicamente attraverso l’esercizio solitario e distanziato di una pratica vecchia quanto il mondo: la scrittura. Avrebbe capito che non sarebbe mai stato un protagonista, ma un osservatore»), frequenta cineclub, lavora brevemente in una cooperativa teatrale e per i programmi culturali di una radio libera.
Nel 1976 entra a far parte del Comitato di Gestione del Teatro Asioli di Correggio. «Ho sempre avuto bisogno di un’espressione artistica. Magari all’inizio, quando la pensavo, non era la scrittura. L’ho scelta in quanto era il mezzo più diretto, forse più semplice, attraverso il quale potevo mettermi lì, di notte, e immaginarmi una storia senza bisogno di niente.
A me del resto interessava molto il cinema e lo spettacolo, tanto che mi sono iscritto al DAMS di Bologna, proprio con questo indirizzo. Mi sarebbe piaciuto collaborare in questo campo. Intendiamoci, la scrittura non è stata un ripiego: ha sempre rappresentato il sottofondo della ricerca di un’attività artistica attraverso la quale poter vivere un po’ meglio
».
A Bologna frequenta i corsi di Umberto Eco (a proposito di una tesina sulla cultura del vino nasce quasi un litigio con il professore. Così lo racconta Eco: «La tesina di Tondelli era esattamente come la racconta lui: si capisce subito dal suo riassunto che era scintillante, ricca di citazioni impreviste, certamente assai personale. Era un bel pezzo saggistico – e per quanto ricordo molto ben scritta: e questo ha motivato l’andamento del litigio, perché mi rendevo conto di avere di fronte un giovanotto d’ingegno») e di Gianni Celati.
Scrive un primo romanzo che porta ad Aldo Tagliaferri, alla casa editrice Feltrinelli e dalla cui riscrittura nasceranno i racconti del libro d’esordio. «Ho sempre scritto, da quando avevo sedici anni… Per me il fatto di scrivere è sempre stato legato al sogno, al desiderio. Quel primo testo – il dattiloscritto che ha preceduto Altri libertini – molte pagine, un linguaggio ricercato, con anche delle pretese strutturali notevoli, inviato alla casa editrice Feltrinelli, rivisto col senno di poi, diventa una questione molto personale, non pubblicabile, forse proprio per questo motivo. È un inventario dei desideri di una persona di diciotto-diciannove anni, con tutto ciò che può esserci in una vita di provincia. Ogni cosa, in quel tipo di vita, risultava molto controllata, socialmente, a livello familiare».
Le frequentazioni bolognesi e, successivamente, milanesi, cambiano anche le prospettive e i riferimenti culturali: Tondelli rivede il suo misticismo e la sua ansia di assoluto, «rivolgendosi – come afferma lui stesso – alla contemplazione delle religioni e delle filosofie dell’Estremo Oriente»; legge quotidianamente Lotta Continua, mensilmente Re Nudo e ogni tanto Lambda e “romanzetti”, diari. confessioni, pubblicati in gran numero da piccole case editrici, in questo periodo, per «testimoniare una collettiva voglia di prendere la parola».


1979-1980

Scrive i racconti del primo libro d’esordio, Altri libertini, «in modo che ciascuno di essi, pur costituendo una unità a sè, confluisse in un romanzo sostanzialmente unitario che – dice l’autore – «è quello della mia terra e dei nostri miti generazionali». Un ruolo essenziale a fianco di Tondelli, è quello rivestito da Aldo Tagliaferri: «La prima cosa che ho imparato nell’apprendistato eseguito sotto la guida di Aldo Tagliaferri, redattore editoriale e critico letterario, è stata quella di riscrivere. Quando mi presentai nel suo ufficio con un bel volumone, frutto di un anno di lavoro, mi aspettavo un’immediata pubblicazione. Giuro che non mi passava nemmeno per la testa il fatto che quelle quattrocento cartelle sarebbero state ridotte, strapazzate e, infine, dimenticate per far posto a quello che sarebbe diventato il mio libro d’esordio».
Si sposta spesso da Correggio a Milano, «la città della fantasia, della libertà, del desiderio», che vive nel segno di una contemporaneità, perdendosi nella «poesia dei ghetti urbani e dei quartieri periferici» e vivendo «ogni ora un proprio sogno».
Altri libertini viene pubblicato da Feltrinelli nel gennaio 1980 e ottiene subito una grande attenzione da parte del pubblico, soprattutto giovanile e della critica.
Viene sequestrato dalle autorità giudiziarie per il reato di oscenità venti giorni dopo la sua comparsa in libreria, quando era già stata approntata la terza edizione. Il processo viene celebrato a Mondovì (Cuneo) nel 1981 e manda assolti con formula piena l’imputato e l’editore.
Si laurea con una tesi su Letteratura epistolare come problema di teoria del romanzo.
A febbraio inizia la collaborazione con il quotidiano «Il Resto del Carlino» con Warriors a Correggio, un articolo su un carnevale «improvvisato e autofinanziato», un sabato pomeriggio da una quindicina di ragazzi.
In aprile parte per il servizio militare, che lo vede in caserma prima a Orvieto e poi a Roma.


1981

A febbraio, su «Il Resto del Carlino» e «La Nazione», inizia a pubblicare una serie di articoli, «Il diario del soldato Acci», in cui racconta episodi e atmosfere del servizio di leva che sta svolgendo. Si tratta di dieci «cronache», scritte «tra impedimenti e costrizioni di ogni genere», che anticipano i temi del romanzo che fra breve inizierà a scrivere Pao Pao. Tondelli pensa anche ad una riduzione televisiva: «una serie di telefilm di breve durata che vede come protagonista appunto Acci, i suoi amici, e l’esercito d’Italia. La scansione nei tempi brevi del racconto permette una traduzione televisiva efficace e quasi naturale».


1982

Con le cronache di un viaggio nella «Londra postmoderna che la nostra immensa e alacre provincia giovanile continua a sognare», la London calling «crocevia e corto circuito» di comportamenti, malesseri e mode musicali, pubblicate in marzo, si conclude la sua collaborazione al «Resto del Carlino».
Di lì a pochi mesi inizia a collaborare con «Linus». Il primo articolo è Trip savanico sulle nuove mode della Bologna «postmoderna», tra gallerie e discoteche, con tutti i ragazzi della «Bologna creativa a danzare sulle interferenze tribali della musica elettronica», uno sguardo alla «ventenne fauna, estroversa e creativa, che pratica i territori contigui del teatro, dell’arte figurativa, della performance, della musica». A Bologna Tondelli si è anche trasferito e tra le sue frequentazioni ci sono Andrea Pazienza e Francesca Alinovi.
A giugno viene pubblicato da Feltrinelli il secondo romanzo, Pao Pao, che gioca sulla sigla PAO che sta per Picchetto Armato Ordinario e già ne indica il contenuto: la descrizione di quel “rito di passaggio” che è la caserma.


1983

Inizia a pensare ad un romanzo sui primi anni Ottanta, che avrebbe dovuto intitolarsi Un weekend postmoderno. Scrive i primi tre capitoli e poi il progetto viene abbandonato.
«Era per me il tentativo, poi rimasto sulla carta, di fare un romanzo proprio traducendo, trascrivendo le parlate dei party di quegli anni. Praticamente dovevano essere cinque, sei, sette feste, una a Firenze, una a Bologna, una a Milano, una a Londra, in cui si descriveva con una lingua molto cantata, quasi poematica, molto mischiata, con i dialoghi inseriti, senza virgolettature nel testo, con una lingua abbastanza strana… Anche come leggibilità era molto forte, troppo forse…»
Ci sono anche altre ragioni per spiegare l’abbandono del progetto: la scoperta degli eccessi legati a quelle «euforie», l’omicidio di Francesca Alinovi…: «Per me, gli anni Ottanta finirono già lì, nel 1983, durante quel fine-settimana dove, sotto l’apparenza di una fiesta mobile di ragazzi allegri, e anche scatenati, si rivelarono la follia dei rapporti, l’eccesso di certi riti e anche la paura. Dopo fu solamente il momento dell’osservazione e della riflessione, del lavoro sul materiale più o meno autobiografico».
Inizia a progettare il romanzo Rimini, la cui elaborazione lo impegnerà fino al 1985.


1984

Nei primi mesi dell’anno scrive la prima stesura del testo teatrale Dinner Party, nella casa di via Fondazza a Bologna. «È una storia di trentenni, di una generazione a cui è difficile affibbiare delle etichette, un dramma un po’ violento e un po’ sofisticato. L’ho finita una settimana fa ( ndr.12 aprile). Ci dovrò lavorare ancora un mese, ma sono soddisfatto. La commedia era un genere ancora inesplorato per me, e mi entusiasma. Conto di metterla in scena a Firenze la prossima stagione… Ero bloccato su un nuovo romanzo (ndr. Rimini) non riuscivo ad andare avanti, a trovare il finale giusto. Stranamente la liberazione è venuta pensando al teatro. Dinner party l’ho scritta di getto. Due settimane di lavoro giorno e notte. Il plot era quello di un mio vecchio racconto, che doveva diventare un romanzo e invece s’è trasformato in una commedia originale, serrata».
È spesso a Firenze, dove la scena giovanile, tra mostre, avanguardie teatrali, sfilate di moda, feste è esuberante: «Mi sembrò di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Un po’ come quando frequentavo il DAMS, a Bologna, negli anni caldi fra il 1975 e il 1979… Così sono passati i miei anni a Firenze. In tante case, in tanti appartamenti, in tante feste fino al mattino che mi davano la sensazione – tangibile e concreta – di vivere in una città nella quale non mi restava molto tempo per riflettere sui miei guai intimistici; o, se questo avveniva, dove sentivo la protezione, la comprensione, l’abbraccio della città stessa che magicamente si accordava con quelle riflessioni».
A Firenze al Teatro di Rifredi tiene, presentato da Anna Maria Papi e con una scenografia composta da opere di Monica Sarsini, una conferenza il cui corpo centrale è la lettura di brevissime citazioni, in forma di frammento sul tema dell’abbandono (“abbandono d’amore, abbandono della persona amata, abbandono delle cose o forse anche della realtà“).
Inizia la prima stesura di Biglietti agli amici: «Questo è l’ultimo biglietto che scrivo. Il primo risale all’aprile ottantaquattro, una notte, a Firenze. Da allora tante cose sono cambiate nella mia vita e forse la più importante riguarda queste pagine che non si chiamano più «Appunti per una fenomenologia dell’Abbandono», ma semplicemente Biglietti agli amici».
Incontra Francois Wahl delle Edizioni Seuil di Parigi, l’editore che pubblicherà l’edizione francese di Pao Pao. Inizia un rapporto di stima reciproca. Negli anni Wahl diventa un interlocutore importantissimo, cui Tondelli sottopone al vaglio di un giudizio critico tutti i successivi progetti letterari: «Per alcuni scrittori è stato importante Calvino, per altri la lezione di Celati. Per quanto riguarda il mio caso devo fare i nomi di Aldo Tagliaferri e Francois Wahl in Francia. Non è però che abbia avuto altri interlocutori. Avrei voluto averli, perché questo mi aiuta a scoprire quello che non so».


1985

A maggio esce il romanzo Rimini che segna il passaggio di Pier Vittorio Tondelli dalla casa editrice Feltrinelli alla Bompiani.
Il libro viene accolto dalla critica come un romanzo di consumo, etichetta che non piace allo scrittore che vede in Rimini il tentativo di descrivere la riviera adriatica «come “contenitore” di storie diverse… un affresco, forse una sinfonia, della realtà italiana di questi anni, e dei vari modi – quello sentimentale, quello drammatico, quello esistenziale – di raccontarla».
È tra i libri più venduti dell’estate e diventa soprattutto un fenomeno di costume. Viene presentato, insieme all’omonimo successo discografico di Lu Colombo, con buffet in giardino e ballo nei saloni felliniani, al Grand Hotel, da Roberto D’Agostino, in una serata di luglio «all’insegna dell’immaginario collettivo su Rimini», in concomitanza con l’inaugurazione della mostra bolognese (stessa organizzazione della festa) Anniottanta.


C’è anche una polemica: la cancellazione della presentazione del romanzo nel salotto di Baudo a Domenica in, già annunciata da «Sorrisi e Canzoni TV». La “disdetta” ha il sapore di una vera e propria censura «politica», mentre la motivazione ufficiale riferisce: «Come non vengono accettati film e video vietati ai minori, così è per le opere letterarie che narrano, tra l’altro, episodi di sesso». C’è disappunto anche da parte di chi aveva collaborato alla presentazione, non canonica del libro: lo stilista Enrico Coveri che aveva preparato un défilé in costumi balneari e un gruppo di fotografi riminesi che aveva curato una videocassetta da mandare in onda con l’intervista a Tondelli, su espressa richiesta della trasmissione.
Attraverso le colonne di «Linus» con un articolo intitolato Gli scarti, sulle nuove realtà giovanili, prende avvio, di fatto, il «Progetto Under 25», che alcuni mesi dopo si avvale della collaborazione con la piccola casa editrice Il Lavoro Editoriale di Ancona. Scrive Tondelli: «Il progetto Under 25 è varato, e il nostro augurio è che, di anno in anno, scalando l’età dei partecipanti, esso diventi un divertente e piacevole appuntamento con i modi di raccontare delle nuove generazioni, una sorta di gioco a cui, in qualità di lettori, non ci stancheremo di partecipare». Al 31 dicembre, termine fissato per partecipare al primo volume, alla redazione del Lavoro Editoriale, giungono quattrocento testi, e già nei primi mesi dell’ ’86, un altro centinaio.
Inizia a collaborare con «L’Espresso» e con il «Corriere della Sera», ma il rapporto con il quotidiano milanese si interrompe dopo un’intervista ai Magazzini (Dialoghi in strada con i Magazzini non più criminali) pubblicata a dicembre.
Per la nuova versione della commedia in due atti, intitolata La notte della vittoria (Dinner Party), inviata alla 38° edizione del Premio Riccione-Ater per il teatro, gli viene assegnato il Premio speciale intitolato alla memoria di Paolo Bignami, con la seguente motivazione: «Opera che, nella cornice apparentemente tradizionale di un ambiente borghese, esprime, con dialogo asciutto e ironico, umori e inquietudini di una generazione degli anni Ottanta e segna l’ingresso nel teatro di un narratore emergente».
Inizia a lavorare anche ad alcuni progetti cinematografici, relativi alle sue opere letterarie. «Il mio interesse per un cinema che sia soprattutto cinema fatto di storie drammatiche e non solo di becere commedie gergali, si concretizzerà in un film tratto dal mio precedente libro Altri libertini che Daniele Segre sta cercando di «montare» con altri giovani registi di area milanese come Giancarlo Soldi. Si tratterà di un film a episodi, ogni episodio un giovane regista e un diverso stile cinematografico: sarà un film che non nasconde l’ambizione di proporsi come eventuale capofila di una nuova cinematografia italiana». Il film non sarà mai realizzato, come Rimini, di cui Tondelli inizia a scrivere, in questo periodo, con Luciano Mannuzzi, il regista, un iniziale progetto di sceneggiatura. «In sostanza immaginavo che una atmosfera da fine del mondo attanagliasse la Babilonia estiva delle vacanze in modo da poter raccontare storie e trame che, proprio per essere inserite in un tale contenitore, divenissero più forti. Più rappresentative. E quindi il racconto dell’insensatezza, della futilità, della frivolezza, della stupidità, ma anche dell’emozione, dei momenti eccitanti di vita, degli incontri del sesso balneare, tutto ci sembrava molto più forte se visto sotto questa specie di campana di vetro di un reale pericolo nucleare di cui nessuno però sembrava o voleva accorgersi. Questo progetto, anche per incoerenze interne, è stato abbandonato e sostituito, pur restando come atmosfera generale la cui elaborazione si annuncia imminente».
Il 30 novembre, al teatro Asioli di Correggio debutta, in prima nazionale, lo spettacolo teatrale di Gianfranco Zanetti, tratto da due racconti di Altri libertini, «Postoristoro» e «Autobahn».
A dicembre inizia la sua collaborazione col mensile «Rockstar», che durerà fino al 1989. Firma una fortunata rubrica «Culture Club» (il gruppo di Boy George ha certamente un suo ruolo nella scelta del nome), che tra consigli di lettura, cronache musicali, emozioni diventa una sorta di «diario in pubblico» e una conversazione assai diretta con i giovani lettori del mensile.


1986

Si trasferisce a Milano, in un appartamento di via Abbadesse, al numero 52: «Ho comprato una Tanka tibetana, la mia prima Tanka. È un pezzo del XVIII secolo. Rappresenta il Paradiso di Amithaba, il Buddha della luce infinita. Dovrò un po’ restaurarla, ma spero protegga la mia nuova casa».
Sono frequenti i viaggi in Europa, tra Parigi, Berlino, città assai frequentata anche negli anni precedenti, e Amsterdam.
Il tema del viaggio, diventa «sfondo» anche per alcuni racconti (Ragazzi a Natale, Questa specie di patto) pubblicati su «Per lui» e su «Nuovi Argomenti» (Pier a gennaio).
Cura il primo volume del «Progetto Under 25», Giovani Blues, esce nel maggio 1986 e presenta i racconti di Andrea Canobbio, Andrea Lassandari, Roberto Pezzuto, Giuliana Caso, Paola Sansone, Rory Cappelli, Alessandra Buschi, Giancarlo Visconvich, Claudio Camarca, Vittorio Cozzolino, Gabriele Romagnoli. Il tema di fondo è individuato in «una condizione giovanile contesa fra quotidianità e avventura, una condizione leggera o al massimo agrodolce, mai disperata e tragica….».
Per le edizioni Baskerville, una piccola editrice di Bologna, che esordisce proprio con questo testo, pubblica Biglietti agli amici , un libro «personale», per pochi, «un libro artigianale, curato, prezioso». Inizialmente «avrebbe dovuto essere un «livre d’art”: cinquanta copie in tutto e le tavole astrologiche e angeliche disegnate da un artista». Nell’edizione che va in stampa il libro ha invece una struttura particolare legata alle ore del giorno scandite dalle tavole angeliche e astrologiche ricavate da Barrett. Del libro sono stampati pochi esemplari, un centinaio di copie. Una versione, quella destinata alle persone cui i «biglietti» sono dedicati, riporta il nome per esteso, quasi per una personalizzazione del libro. Questa tiratura ha carattere privato e non viene posta in vendita. L’edizione che arriva in libreria, con tutte le copie autografate dall’autore, invece, pur se identica a quella a carattere privato, sostituisce, nelle dediche, ai nomi per esteso, le iniziali dei nomi degli amici. Per mantenere il carattere privato della pubblicazione lo scrittore chiede, inizialmente, ai giornalisti a cui l’aveva inviato di non parlarne.


1987

A marzo partecipa a Trento al convegno «Il racconto: attualità della letteratura», con un’importante relazione, intitolata Un momento della scrittura.
Cura il secondo volume del «Progetto Under 25», Belli & perversi che viene pubblicato nel dicembre 1987 e presenta i racconti di Andrea Mancinelli, Francesco Silbano, Romolo Bugaro Giuseppe Borgia, Renato Menegat, Andrea Demarchi, Tonino Sennis. Non c’è un tema preciso, ma certamente una maggiore attenzione «agli aspetti letterari della proposta». Lavora al progetto di una «serie editoriale», Mouse to mouse, per l’editore Mondadori che «vuole esplorare quei territori culturali non immediatamente riconducibili alla letteratura e alle sue pratiche, luoghi non marginali, non emergenti nella società. Cerca quindi le narrazioni nel mondo della moda, della pubblicità, delle arti figurative, dello spettacolo, del rock…»


1988

In primavera, con un marchio di copertina disegnato da Luis Frangella, vengono pubblicati i primi due titoli di «Mouse to mouse», scelti da Tondelli: Fotomodella di Elisabetta Valentini e Hotel Oasis di Gianni De Martino.
Alla Columbia University con Alain Elkann, Enzo Siciliano, Manfredi Piccolomini, David Leavitt presenta il numero americano della rivista «Nuovi Argomenti», che contiene il suo racconto Pier’s January.
Tiene una serie di conferenze in varie città italiane sul progetto Under 25.
Inizia a lavorare al romanzo Camere separate.


1989

A marzo tiene a Guastalla una serie di incontri con gli studenti delle scuole superiori, intesi come «un seminario sugli scrittori, il Po e l’Emilia, per invitare a leggere e a scoprire gli scrittori della loro terra, confrontare i luoghi e le descrizioni».
In primavera pubblica da Bompiani il romanzo Camere separate che rappresenta una sorta di svolta. È «la storia di un percorso scandita in tre movimenti-capitoli concentrici e contigui come un’operetta di musica ambientale. Il tema della morte, del lutto per la perdita del compagno, la religiosità, la madre, il paese, i viaggi, l’amicizia costituiscono il tessuto narrativo di una complessa ricerca di interiorità e di approfondimento».
Collabora con Luciano Mannuzzi, scrivendo varie versioni del soggetto che sarà poi la base del film, Sabato Italiano, uscito nelle sale cinematografiche nel 1992.
Con Alain Elkann e Elisabetta Rasy lavora al progetto di una rivista letteraria, a tema monografico, «Panta», il cui primo numero esce nel gennaio 1990, pubblicato da Bompiani.
Per la rivista progetta un viaggio a Grasse, in Costa Azzurra, sulle tracce dello scrittore Frederick Prokosch, che avrebbe voluto intervistare. Improvvisa però giunge la notizia della morte dello scrittore. Compie lo stesso il viaggio e ne riporta anche una serie di suggestive fotografie, da lui realizzate ad accompagnamento del testo.
Incontra il critico Fulvio Panzeri per una lunga conversazione da pubblicare in un volume sulla «nuova narrativa italiana», annunciato dalle edizioni Transeuropa-Il lavoro editoriale di Ancona.
Incontra Giorgio Bertelli, delle edizioni L’obliquo di Brescia, per il progetto di un nuovo libro in edizione limitata e tre ipotesi da valutare: un saggio su Arbasino, la ripresa del racconto Pier a gennaio, una versione in libro di Viaggio a Grasse, testo e fotografie.


1990

Pubblica un lungo racconto sulle «sue» colonne sonore, Quarantacinque giri per dieci anni, in Canzoni, un volume antologico ( contiene racconti di Palandri, Manfredi, Lodoli , Van Straten) per Leonardo editore.
Partecipa attivamente all’organizzazione della mostra Ricordando fascinosa Riccione, organizzata per il 40° Premio Riccione-Ater per il Teatro e compie accurate ricerche d’archivio e bibliografiche sul rapporto tra gli scrittori del Novecento e la Riviera Adriatica. Scrive anche un ampio saggio per il catalogo, «Cabine! Cabine!», in cui rivaluta scrittori come Guareschi, Scerbanenco, Arfelli e cura una scelta antologica sulle immagini letterarie di Riccione e della Riviera Adriatica.
Con Fulvio Panzeri inizia a lavorare al progetto Un weekend postmoderno che nasce come l’ipotesi di riunire in un ampio e complesso «romanzo critico» tutta la produzione giornalistica, letteraria e saggistica elaborata dallo scrittore nel corso degli anni Ottanta. Dopo un vaglio classificatorio e critico del materiale a disposizione, il progetto, viene ipotizzato in due volumi, uno dedicato alle «cronache degli anni Ottanta» e l’altro, alle «scritture degli anni Ottanta». Durante l’estate viene organizzato il primo volume, pubblicato in autunno da Bompiani.
Tondelli cura anche il terzo volume del «Progetto Under 25», Papergang che viene pubblicato in novembre da Transeuropa e presenta i racconti di Silvia Ballestra, Guido Conti, Raffaella Venarucci, Giuseppe Culicchia, Alessandro Comoglio e Frediano Tavano, Ageliki Riganatou, Andrea Zanardo che danno luogo «ad un volume diverso dai precedenti, senz’altro più riflessivo….».
Presso Seuil esce l’edizione francese del romanzo Rimini alla quale Tondelli lavora, con la traduttrice Nicole Sels, operando un consistente lavoro di revisione del testo.


1991

In aprile si trasferisce da Milano a Bologna.
Dopo un viaggio in Tunisia, alla fine dell’estate viene ricoverato all’ospedale di Reggio Emilia. Sceglie il silenzio rispetto alla malattia (AIDS). Incontra solo pochi amici e nel letto d’ospedale scrive solo brevi appunti rispetto ad un progetto letterario che gli sta a cuore e non riuscirà a realizzare, Sante messe: «Struttura delle «Messe»…. 1) Dodici come i segni zodiacali e i rispettivi angeli protettori. 2) Ventitré come le lettere dell’alfabeto angelico «scrittura degli angeli». Forse dieci testi».
Rivede anche alcuni libri già editi, per arrivare ad un versione definitiva. Per Altri libertini appronta una revisione parziale del testo tesa a evidenziare errori e a modificare situazioni linguistiche (in particolare le bestemmie) all’interno dei racconti. Per Biglietti agli amici ipotizza nuovi destinatari e nuovi biglietti. Anche in questo caso il lavoro non viene ultimato.
Si riavvicina alla religione cattolica.
Muore il 16 dicembre 1991. Viene sepolto nel piccolo cimitero di Canolo, una piccola frazione di Correggio.